Distopizzando

 Penso che il concetto di Utopia non sia di uguale interpretazione per chiunque ma è inteso in maniera personale ed originale, da tutti i pensatori presi in causa.

Questo aspetto rende la sua condizione di esistenza molto difficile da verificarsi nella società ed è proprio per la sua forma estremamente mutabile, la complicazione di applicarla appieno.

Senza particolari studi e ricerche, sono convinto che l’utopia si rispecchia nell’animo umano, riflettendo ciò che dovrebbe essere semplicemente giusto ed etico, per l’individuo, per la collettività e per i loro contesti naturali.

Associo volentieri il concetto utopico con la forma di pensiero Marxista, che ha sempre suscitato fascino per il suo coraggio e per i suoi contenuti.

Entrambe le forme di pensiero sono alla ricerca della rettitudine generale e sono a favore di una moralità che contraddistingue quasi sempre la gente comune, che vive in maniera succube e emarginata.

Non servono paroloni per capire un concetto vecchio secoli, così elastico e di facile intuito.

Per un interesse generale da chi di solito è sopraelevato nei nostri confronti, nella vetta della piramide sociale, si preferisce escluderla o eliminarla a priori.

Il motivo di questo è che può essere un’arma intelligibile molto pericolosa verso chi detiene il potere ed ha paura di perdere ogni cosa che eleva il suo stato sociale, perché Utopia, è un concetto che libera dai propri vincoli e dai propri freni, anche a livello noumenico oltre che nel piano fenomenico.


Questa per me è semplicemente giustizia, altruismo, filantropia ed una visione di collettività estesa oltre i propri confini, appoggiando ogni situazione che merita di essere sostenuta, senza ragionamenti celati d’interessi e di profitti secondari. 


La realtà fenomenica dell’Utopia forse non è mai esistita, se non per casi unici e di breve tempo.

All’unanime non è quasi mai stata applicata.

La sua forma noumenica invece è in continua mutazione, e più è sostenuta e ragionata, meglio assume un’aspetto chiaro e tangibile nella testa del pensatore, che potrebbe e dovrebbe contaminare positivamente i punti di vista soggettivi e i solidi ideali che compongono la persona.


La più grande conseguenza della nascita dell’idea utopica, in maniera prettamente negativa, è la visione distopica del Mondo, che purtroppo è molto più concreta ed evidente ed accompagna la qualità delle nostre vite da ormai, penso io, circa un secolo.

La distopia è il significato utopico che agisce al contrario, ed è caratterizzato da un’assenza di libertà, di pace e di benessere comune, promuovendo l’emarginazione individuale e l’ignoranza collettiva, ipotizzata in un oscuro tempo futuro.

Ciò che possiamo apprendere dalla storia sociale umana è che, per un aspetto naturale, siamo spinti politicamente verso una realtà distopica, scartando i valori genuini e scontati che promuove la semplice ma inarrivabile Utopia, l’essere umano tende ad essere egoista, opportunista ed in costante competizione.


I motivi possono essere molteplici.

Siamo abituati a ragionare e valutare le situazioni che costellano le nostre vite con un indottrinamento individuale e competitivo, siamo abituati ad odiare ed a disprezzare, a valutare sbagliato ed arretrato ciò che da noi è semplicemente diverso e lontano.

Viviamo la vita seguendo l’idea di “cane mangia cane” o più anticamente definito “homo homini lupus”, che hanno come maggiore caratteristica, l’anti eticità umana che invece dovrebbe contraddistinguerci.


Sono fermamente convinto che le nostre abitudini, i nostri valori ed il nostro modo di pensare è stato plasmato ed indirettamente modellato a piacimento delle persone che hanno un tornaconto formato da potere e soldi, per allontanarci da una visione utopica ed altruista.

Queste sono le stesse persone che compongono la vetta della nostra piramide sociale, le stesse persone che sono lontane anni luce dal nostro modo di vivere e di ragionare.


Prendo in causa chi ha un tornaconto verso tutto ciò che è legato da una realtà distopica applicata.

Questa è la stessa gente che valuta me e te come merce e come profitto, come il numero di un algoritmo in mezzo a miliardi di numeri.

Siamo diventati un prodotto consumato, siamo diventati un oggetto commerciale da emarginare, controllare e prevedere.

L’unica soluzione, dovrebbe essere ri imparare a pensare, attuare una rivoluzione interiore, per poi promuovere la giustizia, o almeno l’idea personale di giustizia.


Orwell scrisse un libro visionario e profetico a mio avviso un capolavoro: il suo titolo è 1984.

Oltre a consigliare a chiunque la lettura di questo romanzo, invito a ragionare imparando dai concetti più importanti e da quello che viene espresso senza mezzi termini da questo genio senza tempo, perché un futuro non troppo lontano potrebbe essere molto simile a ciò che è raccontato ed i potenti potrebbero prendere ispirazione da questo romanzo.


Le caratteristiche fondamentali di questo mondo distopico sono, l’ignoranza collettiva, il dominio sulle vite comuni, plasmare le menti secondo una volontà superiore, l’assenza di libertà di parola, di stampa ed anche di pensiero.

Sono realtà apparentemente lontane ma avverto nella vita di tutti i giorni, quasi impercettibili cambiamenti che tendono ad avvicinarsi molto pazientemente verso qualcosa di così complesso da essere una vera e tangibile realtà distopica, a mio avviso irreversibile.

Per fare un esempio metaforico: Ponendo un minuscolo sasso alla volta, ci si ritrova nel corso tempo una possente barriera senza essercene nemmeno accorti.

I Potenti si devono assicurare i loro poteri distopici fino ad una fine indeterminata; una fine forse inarrivabile.


Tutti i mezzi di comunicazione e di informazione, nella Londra di Orwell, sono sottoposti ad una entità onnipresente e onnisciente, il Grande Fratello.

Il suo maggiore obbiettivo è quello di scovare e di fermare tutte quelle menti che hanno la necessità di avere un pensiero critico e personale, non accontentandosi di vivere come cavie da laboratorio o come animali chiusi in gabbia.


Non riferendomi al programma TV del Grande Fratello che più che essere distopico è semplicemente ironico e simpatico, sono molteplici se situazioni del libro equiparabili alle nostre.

La grande differenza sostanziale a mia opinione è che noi scegliamo di incrementare disinteressatamente un sistema che potrebbe portare con molte probabilità ad una situazione catastrofica ed irreversibile, mentre su 1984 si poteva essere solo vittime del proprio sistema, capace di eliminare ogni forma di libertà e di individualità approfittando della debolezza umana ed eliminando la più piccola speranza di cambiamento.




La regressiva evoluzione e la mancanza di dubitare

 E’ mia intenzione affrontare nuovamente il tema che ispirò l’esistenza più profonda e radicale di Disattualizzando, motivo di molte riflessioni e preoccupazioni, volendo riproporlo da un’angolazione meno acerba e sensibile.

Quando posi la seguente domanda apparentemente scontata, venne suscitato fin da subito in me, una fonte di modello di risposta ponderato e di introspezione tale da poter essere raccontata con molto interesse.


Alla domanda “cosa mi rende essere umano”, inizio con delle congetture di vario genere, vivendo la mia umanità prendendo in considerazione i pregi ed i difetti della mia e delle nostre esistenze, accentuando volutamente soprattutto le carenze umane, rese tali dalla nostra complessa ed ambigua situazione naturale storpiata ed allo stesso tempo dalla nostra incoerente, distaccata e complessa situazione sociale.

Non voglio sminuire le bellezze e le spettacolari cose che nel corso di millenni siamo riusciti a compiere, e le tantissime imbattibili pietre miliari che costellano le nostre storie, ma la natura della mia domanda si riferisce agli errori, piuttosto che i pregi, che formano il nostro, a parer mio malsano, modo di vivere.


Se si avesse la volontà di istaurare nel tempo qualcosa di bello e di giusto o se si avesse la necessità di cambiare qualcosa che si ritiene sbagliato, la prima ed indispensabile cosa da fare è mettere in luce la situazione presa in considerazione, per contestualizzarla e discuterla.

Questo è uno dei più importanti motivi che hanno stimolato l’esistenza di questo articolo.


Lo scritto vuole essere di denuncia sociale, quindi prenderà presto, di proposito, una forma negativa e dispregiativa, accentuata per facilitare la trasmissione del fondamentale concetto.


Presumo che il nostro modo di vivere, soprattutto riferendomi alla più alta civilizzazione occidentale, si sia discostato enormemente da una situazione legata dalla natura, dalle nostre origini, mantenendo però ovviamente la nostra più totale dipendenza da essa.

Ci siamo irreversibilmente dimenticati cosa voglia dire vivere in armonia con l’ambiente e con supponenza abbiamo deciso, o è stato deciso per noi, che non siamo più animali, o che non abbiamo più niente a che vedere con la nostra natura animale, che ci ha accompagnato per milioni di anni.

Crediamo di essere superiori ed invincibili.

Con il termine “animale”, non voglio dar ad intendere che sia una connotazione dispregiativa, e neanche limitativa, è solo la condizione che accomuna ogni essere vivente presente sulla Terra.

Noi ci siamo liberati da questa condizione, nonostante la mia convinzione che tutto ciò che siamo lo dobbiamo alla Natura: siamo ciò che la Natura ci ha permesso di essere.

Lo affermo con molta sicurezza e convinzione.

Esitiamo come siamo oggi perché, nell’evoluzione naturare, abbiamo saputo cogliere il meglio dal contesto che ci ha sempre circondati.

Prima studiavamo e capivamo la Natura per sopravvivere. 

Ora, che siamo evoluti, ci limitiamo ad usarla e deturparla.

A rigor di logica dovremmo essere circa la stessa cosa che eravamo un tempo, ma abbiamo deciso di dimenticare le nostre origini millenarie, oppure è stato voluto che dimenticassimo, per molteplici ragioni. 


Il Capitalismo e la Globalizzazione, formano innumerevoli sistemi e micro sistemi che hanno malsanamente cambiato le nostre convinzioni e le nostre quotidianità, promuovendo la politica dell’economico, del veloce, del facile e del lontano.

Ci siamo impigriti, abbiamo impoverito le nostre vite, mancando di fascino e stupore per le piccole cose.

Di conseguenza, non ci vogliamo rendere conto delle grandi fortune che caratterizzano le nostre vite, dandole per scontato.


Come esempio lampante uso quello dei supermercati.

L’economia giustifica orrori disumani legati ad animai destinati a morire per il cibo spazzatura, la cosa che importa è poter permettersi di mangiare spendendo poco.

La facilità è l’aspetto che ci permette di avere tutto ciò di cui crediamo di aver bisogno, ovunque, in ogni momento, come i calzini nel reparto orto-frutta.

La lontananza consente di avere cose che provengono dall’altra parte del Mondo, per un semplice capriccio o uno sfogo, senza che ce ne importi nulla della cultura che andiamo ad incontrare.

Il lontano che diventa vicino inoltre, consente di esportare ovunque aziende di Multinazionali, di solito occidentali, che deturpano fragili ed affascinanti culture, viste come negativamente diverse ed arretrate.

La comodità ci permette di accettare che la maggior parte degli animali presenti sul pianeta, invece di stare a vivere nei loro habitat, debbano essere venduti sugli scaffali di un qualsiasi punto di rifornimento.

Sono alcune delle conseguenze del processo contro il nostro passato aspetto animale, diventato qualcos’altro.


Questa è l’incoerenza di noi umani evoluti, siamo sulla vetta della piramide, ed allo stesso tempo l’ultimo gradino del nostro sistema.

Incapaci di prendere decisioni scomode e difficili, conformandoci alle decisioni consolidate dalla maggioranza, per non sentirci diversi.

Incrementiamo quotidianamente un sistema palesemente sbagliato ed autodistruttivo.


Penso che la responsabilità delle nostre azioni, sia fortemente dipesa dalla soggettiva coscienza dell’errore, essendo la consapevolezza stessa a renderci colpevoli.

Chi sbaglia senza sapere di farlo, non può rendersene conto, noi con i nostri svariati mezzi di informazione e di comunicazione non abbiamo alibi e scuse che ammettono ignoranza su queste indispensabili tematiche.

Se il sistema non cambierà mai, sarà anche perché noi, gradino più basso, non faremo mai niente per cambiarlo.

Siamo indirizzati verso il conformismo e verso la negativa perseveranza composta da piccole e sbagliate azioni giornaliere.

Fino a che qualcosa non ci riguarda direttamente, ignoriamo realtà tragiche e lontane, perché la natura umana è perlopiù egoista ed individualista.

Ciò che è lontano conta gran poco.

Tutto conta gran poco fino a che non ci riguarda personalmente.


Le cose semplici possono fare la differenza, forse non salveranno il Mondo, ma daranno un barlume di speranza per il prossimo, non troppo lontano e inevitabile, futuro.

Dovremmo abbandonare la pigrizia e le nostre caotiche vite di città, ritornando ad uno stato naturale.

Il ritorno ad una Natura, vivendo la Natura come l’arché della nostra più umile, e allo stesso tempo grandiosa, esistenza.


Il riciclo, la forestazione, il risparmio, la condivisione, il rispetto per l’ambiente e le altre persone, la fratellanza reciproca, sono minuscoli tasselli che, poco a poco, potrebbero costruire un muro metaforico di una nuova cultura umana che valorizza il bene collettivo.

Abbandonando ciò che il sistema vuole più da noi: invece di unirci, ci spinge ad odiare ed invidiare l’altro, dando troppa importanza alla differenza etnica, culturale e razziale.


Dal momento che nessuno ci ha chiesto di fare parte di questo Mondo, il mondo è anche nostro, e dobbiamo combattere per riappropriarcene.

Dovremmo avere tutti il diritto, ed a volte il dovere, di provare a cambiarlo per il meglio.

E’ facile cambiarlo in peggio: basta non reagire.

Bisogna solo consumare e buttare via, bisogna solo odiare ed essere in competizione verso chiunque, portandoci ad avere delle vite ingiuste e pericolose.


Ciò che si dovrebbe fare è prendere la decisione meno scontata, la più difficile, quella che non prenderebbe nessun altro.



La monetizzazione dell'Anima

Viviamo in una condizione dove il valore della persona e la propria nobiltà e rispettabilità, sono considerate e valutate quasi esclusivamente dal proprio posto nel sistema di appartenenza sociale. 

Siamo vincolati da una società che promuove la frenesia ed il distacco, l’invidia  e l’egoismo, trasmettendo anti valori come ignoranza e conformismo.

Indirettamente non ci rendiamo conto della nostra complicità verso ciò che succede e ci circonda, favorendo un sistema corrotto anche per la nostra incapacità di farci delle domande scomode e volutamente mirate verso una dubbiosità e sfiducia verso il sistema stesso.


Ciò che ci viene imposto è che per guadagnarci un minimo di dignità in questa disinteressata vita, devi barattare importanti e numerose ore giornaliere, salute ed energie verso un impiego qualsiasi, cedendo una delle cose più importanti al mondo, la propria libertà. 

Questa non troppo esagerata condizione non comprende tutte le situazioni lavorative, è una condizione mirata verso chi è disperato ed è disponibile a tutto, o quasi.

Tanta gente disperata purtroppo, cederebbe una gran parte di se e delle proprie risorse volutamente, per un minimo di speranza nel futuro, cambiando il suo stato di vita di cui ha gran poco da perdere.



Dobbiamo assentarci da noi stessi dalle 6 alle 10 ore al giorno circa, per un periodo che oscilla di solito dai 30 ad i 40 anni, tornando a casa con la forza solo di mangiare e dormire, senza quindi poter spendere ciò che si ha guadagnato.

Tutto questo per assicurarci una pensione di cui potremo godere si spera per più tempo possibile in vecchiaia, ma dati i sacrifici di una vita e gli esagerati versamenti dovuti allo stato, avremo una pensione che non sarà mai abbastanza lunga e dignitosa in riferimento a ciò che si ha dato e versato per la società e quindi il sistema stesso.


La vita umana, come l’essere umano è pieno di pregi e di difetti, di giustizia e contraddizione, di mancanze e di diritti.

A mio avviso i soldi riescono ad amplificare i difetti come un catalizzatore, agendo sulla mente pari ad un lavaggio del cervello, inquinando la nostra personalità.

Il denaro è il motivo principale di odio e di invidia, di competizione e di rancore nei confronti di persone che non hanno niente a che fare l’una con le altre sia nel bene che nel male.

Ci si odia fra potenziali amici, ci si odia fra persone che potrebbero e dovrebbero invece volersi bene come diritto acquisito di nascita.


Ciò di cui ci stiamo riferendo è il pretesto migliore, per chi ne è abbondantemente provvisto, per dimostrare a chiunque altro cosa non ha e cosa non può permettersi, per rendersi superiori di chi invece vive una vita di sacrifici e di rinunce.

Al Mondo sono tantissime le persone che conoscono sacrifici e rinunce, queste potrebbero essere le persone più brave di questa terra, perché conoscendo le difficoltà e le limitazioni che compongono le loro vite, sanno dare valore alle cose più importanti, spesso date per scontato, come la fratellanza, la condivisione ed il volersi bene incondizionatamente.

Come altra faccia della medaglia, si potrebbe avere anche a che fare però con chi ha l’indole di commettere qualsiasi cosa per uscire dal loro vincolante stato sociale, come rubare ed uccidere.

Se porti alla fame un qualsiasi individuo, prima di soccombere farà di tutto per sopravvivere, con la forza e la violenza, è umano, è naturale.


Se si eliminasse il pesante pretesto di cattiveria e spietatezza, garantendo la sazietà, il caldo nelle giornate invernali, la dignità ed il rispetto, nessuno avrà mai motivo di comportarsi da ladro o da assassino.

Eliminando il motivo o la causa di tutto ciò, si elimina il problema, per la maggior parte dei casi la questione negativa, sadica e perfida, che fa parte della nostra natura, è risolta.

Chi non ha motivo di essere cattivo, non deve essere cattivo, di solito non lo è.


Secondo me, chi ha tanto, anzi chi ha tutto, come gli STRA ricchi, gli ULTRA ricchi, necessita di sentirsi in totale privilegio e sopra elevazione rispetto al resto del mondo povero, gioendo del male comune, perché è un male che non conoscerà mai.

I poteri distopici di chi comanda il mondo, sono consentiti dalla distopia stessa, senza di noi poveri e senza futuro, non avrebbe senso la vita dell’oligarca, ne il motivo dell’oligarca per sentirsi così bene con i suoi più che eccessivi beni materiali.

E’ la gente comune che permette agli STRA ricchi di essere persone straordinarie, e faranno di tutto, per che sia sempre così.

Spenderanno ogni briciolo di attenzione e di energia per sostenere nei decenni e secoli la loro posizione di ultra vantaggio.


La gente comune capisce cosa si prova a fare una vita piena di sacrifici, e come la opportunista natura umana impone, se qualcuno di questi dovesse avere a disposizione soldi, molti soldi, potrebbero diventare i ricchi della tipologia peggiore, come rivendicazione delle proprie sofferenze passate.


Più soldi si hanno e più ne si desiderano, l’altruismo si sostituisce con l’ingordigia, non si tiene più conto della propria umile e sensibile mente, ma si ragionerebbe solo con il portafogli.


Si ha bisogno di dimostrare a chi non ne ha, che non ne ha quanto noi e che noi abbiamo smesso di essere pezzenti e che non ci mischieremo mai più fra la gente comune, la gente comune smette di meritare le nostre attenzioni e la nostra compagnia.

Per fare un favore a noi stessi, riguardo ciò che vogliamo dimostrare di noi stessi, dimentichiamo la  vita passata e ci emancipiamo e diventiamo ciò che abbiamo sempre criticato, perché il sistema deve vincere sempre.

Il sistema influenza ogni sfaccettatura del nostro pensiero e della nostra personalità.

La macchina ed i vestiti costosi nascondono tutto ciò che pensiamo di non essere più, facendo finta di essere cosa non saremo mai veramente.

Nascondiamo i nostri difetti, e le nostre debolezze, le nostre difficoltà.

La nostra miserabilità e la nostra piccolezza semplicemente come individuo.

Dietro la Mercedes ed i vestiti di Gucci, non c’è nessuno, a parte l’ennesima vittima psicologica del sistema.

Il sistema è come il banco del Black Jack, vince sempre.


Per avere una vita il più possibile dignitosa e decorosa, non ci vuole tanto.

Non serve ciò che è più costoso, non servono sei zeri nel conto corrente, non serve la seconda casa al mare.

Come sostenevano John Locke e Jacques Rousseau, nel pensiero formulato dello “stato di natura”, in un mondo impropriamente chiamato utopico, tutti dovrebbero condividere tutto con chiunque e nessuno deve valere più di qualcun altro, il proprio bene è legato al bene collettivo, per promuovere una vita con pari diritti e universale armonia.

La società artificiale, inventata dagli umani nei millenni dovrebbe tutelare l’uguaglianza e la parità di diritti, senza però che succeda quasi mai.

Dal momento che la società crea scompiglio, disuguaglianza ed ingiustizie gravose nella vita delle persone comuni, la persona comune ha l’obbligo civile e morale di ribellarsi.

La persona comune ha il diritto ed il dovere di tutelarsi, anche con la forza.


Armiamoci di altruismo, filantropia e buon senso.


Una distribuzione equa e generale di ciò che rende la vita più semplice, bella e meritevole di essere vissuta verso le importante e screditate masse, non impoverirebbe comunque a chi detiene l’1% del denaro mondiale!

Lo impoverirebbe in maniera effimera.

Per esempio, se dovessi avere 10 miliardi o se ne avessi solo mezzo, a te, essere umano che vivrai si o no 100 anni, non cambierebbe nulla, non ti basterebbe comunque una vita per spenderli tutti.

Saresti comunque facilitato da una vita ricca e piena di noia, piena di tempo e libertà.

Anche se la tua vita non fosse STRA ricca, potrai permetterti tutto comunque, anche senza andare sulla Luna.

Potrai comunque non lavorare un giorno della tua vita, cosa cambia veramente fra averne 10 o averne mezzo?

Il sentimento di egocentrismo e la presunzione di superiorità valgono più di ogni altra cosa, perché non si possono comprare, si acquisiscono dall’accumulo, e ciò che è più importante per uno STRA ricco è ciò che non può comprare.


I soldi monetizzano le nostre scelte, le nostre ambizioni, i nostri sogni, i nostri desideri.

Quantificano e qualificano la realizzabilità della nostra vita e della nostra persona.

Sono un aspetto reso indispensabile da una società che ci mette l’uno contro l’altro, e che converte ogni bene e servizio nella giusta dose di denaro.

Ogni sfaccettatura materiale o intellettuale che compone la nostra quotidianità è legata al denaro.

La società ci mette in competizione, ciò che è più indotto verso l’individuo è il desiderio di possessione, e in mancanza di questa possessione, si vivrebbe in una perenne ed eterna insoddisfazione che farà parte di ogni momento lungo la propria incontentabile e mal contaminata esistenza.


Questo ha un effetto devastante su ciò che compone la fragile psicologia umana, così facilmente corruttibile e bersagliabile.

Quando i semi dell’egoismo e dell’avidità germogliano nella mente debole di una qualsiasi persona, riescono a far vacillare i capisaldi costruiti moralmente da una situazione di vita precedente, indispensabili per comporre l’etica più unica e personale della nostra individualità, e che formano i nostri più o meno sani principi di vita.

La potenza del denaro riesce ad invertire ciò che dovrebbe essere giusto e ciò che dovrebbe essere sbagliato, sia per il soggetto in particolare, sia rivolto alla intera collettività.

E’ la scusante più facile per farci commettere azioni totalmente contrastanti verso la nostra persona.

Il pretesto giusto per fare cosa non faremo mai.


Noi vorremmo che non fosse così, ma tutto ha un prezzo, anche io e te abbiamo un prezzo, forse non ce ne rendiamo conto perché il prezzo, fino ad ora, non è mai stato abbastanza alto e soddisfacente.


La maggior parte dei motivi per cui sono state commesse azioni terribili ed egoiste in tutta la storia, sono dovute alla sete di potere ed a ciò che il potere offre.

E’ molto raro che una persona nasca con un indole cattiva dovuta alla sua natura, crescendo le priorità che ti sono messe a disposizione nella vita creano la situazione giusta per far diventare ostili ognuno di noi.

La cattività, la pericolosità e l’egoismo sono i mezzi di cui si serve la nostra fragile mente per ottenere ciò che più desidera, ed il desiderio non è quasi mai dovuto a qualcosa di innato, una passione congenita, ma è il desiderio stesso indotto dall’esterno, da una situazione che riguarda più gli altri che noi stessi.


Siamo in competizione verso chiunque ci circondi e, come ci insegna la natura, per sopravvivere nel proprio sistema bisogna eliminare la concorrenza.

Il soldo ci riporta ad un sentimento legato più ad una limitata bestia, che ad un intelligente essere umano dotato di moralità e di giustizia.

La differenza è che la natura non è ne giusta ne sbagliata, esiste così perché deve esistere, ed è l’unico modo che ha per farlo.

Noi esseri umani invece, sapendo la differenza fra giusto e sbagliato, fra la moralità e l’immoralità, non possiamo atteggiarci allo stesso modo, non dovrebbe fare parte delle nostre volontà quotidiane.

Il mondo dove viviamo oggi invece è dominato da una grande legge naturale: cane mangia cane, tralasciando gli importanti vincoli morali che ci dovrebbero appartenere.



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