La consapevolezza dell'Universo

 L’articolo che state per leggere è diverso dalla maggior parte dei contenuti che ho sostenuto ultimamente, riferito ad un pensiero legato ad un quesito collettivo, posto da chiunque almeno una volta nella propria vita.

Cercando di non cadere in ovvietà e scontatezza, provo ad incentivare un tema considerabile una spontanea ed opinabile valvola di sfogo non per forza condivisibile, formulando le tesi senza nessuna presunzione che, per la maggior parte dei testi da me annotati, sono stati motivo di enfasi e di veemenza rispetto alle situazioni e ragionamenti da me raccontati e riguardo le mie volute ed arroganti opposizioni umane scritte e riscritte nel gran numero dei post precedenti.


Chiunque, dai personaggi più colti della storia, dell’arte o della filosofia e teologia, ai più umili individui sconosciuti, ci siamo chiesti, com’è imposto dalla natura umana stessa, il significato della vita sulla Terra, la nostra e quella di tutte le creature esistenti attualmente ed esistite in passato.

Con la volontà di spiegare la mia versione pongo una differenza di concetto fra l’esistenza di esseri umani ed esseri non umani, visto che noi in pochissimi millenni abbiamo raggiunto, soprattutto secondo l’aspetto di presenza e numero di individui sul pianeta, una forma estremamente invasiva contrastante e diversa da ogni altra creatura mai esistita.

Uno dei motivi che giustificano il mio estremo modo di pensare è che gli uomini da sempre si sono appropriati di ogni cosa, modificando e plasmando tutto ciò che egoisticamente vogliono possedere, secondo le proprie esigenze.

Per far conoscere e divulgare appieno questo punto di vista, devo partire con la spiegazione del mio criticabile senso delle cose, divagando il più possibile e raggirando il fulcro del discorso.


Le api impollinano le piante, le piante ossigenano l’aria, che a loro volta sono mangiate dagli animali, ed i loro escrementi concimano e fertilizzano la terra, ospitando numerose colonie di insetti e migliaia di micro organismi.

I batteri ed i micro organismi presenti all’interno del nostro corpo, sono indispensabili per il corretto funzionamento di apparati ed organi umani ed animali.

Tutti, dal mio punto di vista, avrebbero un ruolo ben definito se si avesse il bisogno di definirlo.


Perfino le zanzare, che superficialmente sembra che esistano solo per avvelenare fastidiosamente ogni altra creatura nell’arco della loro effimera vita, hanno il compito di diffondere malattie che nello schema generale dell’ordine naturale servono a contenere il numero di animali ed a volte anche umani, per mantenere un equilibrio stabilito dal lento scorrere del tempo.

Lo stesso equilibrio stravolto dalla nostra presenza in poche e veloci decine di secoli.


Qual’è il significato dell’esistenza degli esseri umani?


Apparentemente noi esseri umani, nell’arco di tutta la nostra evoluzione ed esistenza, non abbiamo mai (o quasi) avuto uno scopo diretto nel funzionamento dell’ordine naturale.

Senza contribuire in maniera attiva per migliorare il sistema naturale generico dei contesti dove abitiamo, abbiamo viaggiato e sovrastato in maniera parallela tutto ciò che riguarda l’ambiente, convertendolo ed ammalandolo.

Possiamo essere considerati, secondo alcuni aspetti, una malattia per la Terra e dannosi anche e soprattutto per noi stessi.


Questo è l’identico concetto affrontato dall’agente Smith nel celebre film di Matrix (1999) riguardo la nocività dell’uomo per via della esagerata saturazione a senso unico, esercitata dalla nostra esistenza egocentrica e distruttiva.


Mi riferisco soprattutto alla cultura prettamente dominante Europea.

Faccio quindi eccezione riguardo le poche etnie indigene esistite in simbiosi con la natura e l’ambiente, civilmente caratterizzate da degli importanti principi tali da portare rispetto e sacrificio per mantenere un equilibrio sano fra l’essere umano ed i vacillanti elementi naturali che lo circondano.

Questi a mio avviso sono gli aborigeni di vario genere, gli indiani d’America, le culture pre Colombiane o alcune culture appartenenti alla penisola indiana o del Tibet, come i Buddisti.


Molteplici passaggi evoluzionisti umani, nel corso di centinaia di migliaia di anni, hanno giovato troppo spesso esclusivamente all’essere umano, badando molto raramente alla natura che li circonda.

L’essere umano Europeo, per cultura e per evoluzione, è secondo me il più nocivo fra tutte le altre culture, per quanto riguarda la distruzione del suo ecosistema naturale e per l’equilibrio generale del suo contesto e per la propria dominanza incontrastata in quasi tutti i luoghi del Mondo.






Allora perché dovremmo esistere?


Si può rispondere a questa banale ed irrisolta domanda in maniera teologica con la fede, in maniera filosofica riferendosi all’Iperuranio Platonico o con il pensiero metafisico da Aristotele in poi.

Si può inclinare il pensiero verso una tendenza razionale con la ragione e con lo studio della Natura, fisica o chimica che sia.

Si può dare merito a forme di vita aliene intenzionate a portare la vita umana sulla Terra.


Il mio punto di vista è che se dovessimo avere una ragione per esistere, nonostante tutto ciò che fino ad ora ho scritto, bisognerebbe cercare la soluzione verso la cosa che più ci distingue dal resto del mondo naturale, riferendomi all’unico grande e nobile privilegio che ci distingue per natura, la consapevolezza.

Noi esistiamo per la nostra dote di coscienza.


Nel grande sistema generale degli elementi naturali, a cosa serve avere a disposizione un universo più o meno infinito, che può ospitare infiniti pianeti potenzialmente belli e complessi come il nostro, se niente nella sua enormità cosmica, dimostra a se stesso di esistere?


Gli animali abitano senza sapere di abitare, i vegetali si comportano unicamente com’è stato stabilito dal loro patrimonio genetico, senza eccezioni.

I batteri vivono come automi, destinati ad atteggiarsi verso la loro vita, limitati da se stessi.


Per quanto riguarda gli animali, chiarisco il concetto che propone il loro interesse verso la natura circostante ed il suo funzionamento, questo interesse come beneficio, è limitato solo al loro istinto di sopravvivenza e la permissione della loro continuità nel Mondo, mentre l’essere umano si pone domande al di là della propria funzione vitale, e quindi si rende conto di un contesto che va ben oltre il proprio bisogno, che nella maggior parte dei casi diventa pura curiosità.


Gli esseri umani, fra i mille difetti, non hanno limiti, non hanno freni.

Gli esseri umani hanno voltato da sempre gli occhi al cielo, e si son posti fin da subito domande e curiosità, che definirono in principio la nostra natura assetata di sapere.

Siamo sempre stati affascinati da ciò che non conoscevamo e da ciò che non conosciamo tutt’ora.

Immediatamente abbiamo cercato di capire.


Ci siamo sempre domandati tutto, dalle banalità ai quesiti millenari senza risposta.

Millimetro per millimetro ci avviciniamo ad una soluzione che è lunga chilometri, consapevoli che non sapremmo mai tutto, ma anche consci di conoscere e di comprendere qualcosa.


Dal momento esatto che, per la prima volta, abbiamo guardato le stelle lontane, rendiamo consapevole all’immensità dell’Universo della propria fantastica esistenza.


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