Perché la Musica


La Musica fra tutte le arti, è quella per natura più distinguibile come concetto e come esistenza.

La sua forma è quasi completamente intelligibile e per questo motivo, è di facile interpretazione personale, a seconda dell’ascoltatore.

Originariamente ha vissuto di dinamiche e regole che si svilupparono solo ed unicamente per creare emozioni.

La sua unica forma era quella delle emozioni che raccontava.

I numerosi capolavori della Musica Classica ad esempio, riescono ad esaltare, con la propria radicata ed antica struttura, concetti, sensazioni universali e senza tempo, che possono essere riconducibili a ciò che invece è palese in un dipinto o in una scultura.


Si vanta di poter raccontare situazioni uniche o di descrivere paesaggi di varie forme e caratteristiche, senza che essa abbia forma o colore.


L’orecchio, come gli occhi di un pittore, lo si abitua a ciò che si desidera di apprezzare.

Il gusto musicale, per evolversi senza pregiudizi o senza discriminazioni, dev’essere allenato qualunque sia il genere in questione.

Soprattutto l’allenamento all’ascolto, permette di comprendere a pieno la potenza comunicativa che può trasmetterti ad esempio, un’Opera Sinfonica.

Tutte le impercettibili ma indispensabili sfumature utilizzate da geniali compositori, possono aggiungere una nuova sensazione o una nuova emozione, positiva o negativa che sia, anche successivamente alla consapevolezza di conoscere un’Opera.

Questi passaggi quasi esclusivi alla complessità di un’Opera Classica, riescono ad arricchire il nostro stato d’animo e di regalare all’ascoltatore una ampia gamma di interpretazione unica ed immediata.


Al giorno d’oggi, dove tutto è facile, è semplice ed è veloce, la musica Classica viene scartata a priori, come qualcosa di vecchio e di noioso, ed il nostro mal abituato orecchio si limita ad ascoltare la ripetitività e la più totale convenzionalità, come quella una canzone commerciale.

Questo impoverisce le emozioni percepibili.

Solo chi è soggetto ad una grande apertura mentale, può apprezzare le cose belle, anche quando sono palesemente fuori moda.


La Musica Classica odierna è troppo spesso sottovalutata, chi non si ritiene amante del genere classico, non si rende conto di quanto sia questo a caratterizzare i propri gusti.

Compositori contemporanei come Ennio Morricone, John Williams e Nino Rota, con la loro potenza espressiva, hanno scritto le pagine della nostra storia e del nostro pensiero.

Il loro immenso talento ed il loro immenso contributo artistico, sono paragonabili alla complessità della regia delle più grandi Opere del Cinema, cooperando pari passo con la produzione ed il successo di Grandi Classici intramontabili come quelli di Sergio Leone, Francis Ford Coppola e George Lucas.


Gli Spaghetti Western, Il Padrino, Guerre Stellari, Indiana Jones, Harry Potter, sono degli esempi di capolavori irrealizzabili senza la loro geniale e meticolosa colonna sonora.

La stessa colonna sonora data per scontata, purtroppo da molte persone che si ritengano amanti della Musica.


La Musica è per lo più fine a se stessa, consiglio di apprezzare di conseguenza ciò che merita di essere apprezzato, senza essere vincolati da un’improprio significato di essa, come la popolarità o come la propria commerciabilità.


L’esatto processo inverso che apprezzo poco, riguarda a chi la Musica la conosce bene, ovvero chi detiene la conoscenza di ciò che intendo impropriamente l’apice della Musica nella sua pienezza espressiva.

Con apice mi riferisco opinabilmente alla musica Classica, la musica Jazz e le musiche etniche non convenzionali, i generi più gettonati dalle Istituzioni musicali come il Conservatorio.

Il processo inverso esiste al momento che, l’intenditore per il buon gusto e per la ricerca del complesso, possa giudicare a priori i brani appartenenti al Rock ed al Blues superflui, per la loro usuale scarsità di contenuti e per la loro banalità compositiva.

Mi riferisco soprattutto al Rock, il figlio maggiore del Blues.

Il Rock, come il padre, è quindi nato con la successione di soli tre o quattro accordi, gli stessi intervalli, le stesse frasi e gli stessi Cliché musicali, usati e riusati per più di 40 o 50 anni.

Queste caratteristiche, lo rendono di sicuro un genere ripetitivo per una svariata parte di canzoni.

Da questa affermazione, escludo esempi lampanti di tanti artisti geniali, che hanno dedicato impegno sia al pathos musicale che al messaggio.

Considero cantastorie fuori classe e poeti musicati, Bob Dylan, John Lennon, Neil Young, Bruce Springsteen e tanti altri.

Mi riferisco anche a molti degli storici cantautori italiani come De Andre, Guccini o Dalla, che non hanno niente da invidiare.






Tuttavia, grandi Rock Band di altissimo livello tecnico, sono caratterizzate da una eccessiva banalità dei testi che riducono quindi una parte fondamentale del messaggio.

Questo può allontanare l’interesse di chi invece vive la Musica nella sua massima esaltazione, gli intenditori musicali dotati degli strumenti necessari per comprendere ogni tipo di genere anche la canzone più disimpegnata.


Immagino che ci sia un motivo preciso per il quale molti mostri sacri del Rock, tralascino il messaggio e lo compensino con una espressività del tutto inedita e di grande musicalità.

La musica Rock ha avuto il suo esordio per descrivere la festa, l’eccesso, il lato più Dionisiaco dell’individuo.

La nascita di Elvis ad esempio, ha avuto anche l’obbiettivo di ricordare al mondo la fine della Seconda Guerra Mondiale, divulgando la felicità verso chiunque.

Questo rende la sua origine, come un genere nato per essere un genere felice, per fare ballare il maggior numero di persone, per divertire il mondo intero.

Il concetto si riduce all’estasi generale ed all’euforia collettiva, senza doversi giustificare con messaggi aulici e particolarmente impegnati.

La stessa TV a colori, nata un paio di decenni dopo, ha colorato la vita delle persone, rinforzando la dottrina della pace e divertimento.

La TV ha permesso di vivere insieme ai propri giovani idoli dell’epoca, dimostrando che tutto, all’epoca, poteva essere possibile.


Penso sia questo il motivo che giustifica l’impegno del Rock&Roll, di combattere nobili battaglie riferite ad un bisogno di pace, di libertà e di tolleranza.

La prima Woodstock ad esempio è diventata un gigantesco movimento di persone all’unisono, contrarie alla guerra in Vietnam, contrarie alla violenza ed alle armi che hanno da sempre caratterizzato gli Stati Uniti, contrarie all’abuso di potere da parte delle autorità.


Il Rock&Roll può essere percepito da un primo ascolto come una musica per lo più ignorante e disimpegnata, ma è insito nella sua natura una ideologia di rottura, di stacco, di cambiamento ed a volte di rivoluzione.



La Musica dev’essere quindi considerata un’arte a tutto tondo, perché racchiude in se stessa ciò che ogni altra arte possa esprimere al proprio meglio.

Nella Musica abbiamo il messaggio o il concetto, il contesto, l’immagine mentale indotta, la nostra interpretabilità di essa, l’esaltazione delle emozioni e l’accrescimento spirituale nell’ascoltarla e soprattutto nel comprenderla.

Kandinsky sosteneva che queste qualità fossero intrinseche nella Musica, ed è stato il motivo della nascita dell’Arte Astratta, per avvicinare la Pittura alla stessa crescita spirituale che può fornire un’orchestra sinfonica.

Musorgskij, qualche decina di anni prima, compose “Quadri di un’Esposizione”, dove cercava di interpretare con l’orchestra, ciò che un dipinto può diversamente suscitare.

La Musica e la Pittura s’incontrarono e collimarono perfettamente nonostante le loro inaccessibili differenze d’esistenza.


In ogni epoca, in ogni condizione storica e in rapporto al progresso e la raffinazione del pensiero umano, la Musica si è evoluta pari passo, come fosse lo specchio del nostro contesto di vita.

Questo è accaduto riguardo tutte le arti, ma Lei in particolare è ancora più sensibile a questo processo.

Lo dimostrano i nostri ultimi decenni, la Musica è cambiata ad una velocità innaturale, la canzone dell’anno prima viene considerata vecchia, come le Hit Parade estive che smettono di essere di moda dopo la fine della estate stessa.

Ciò ha comportato tristemente ad una involuzione artistica diretta ed irreversibile e la Musica ha cessato di avere la pretesa più importante e la sua più grande qualità, la sua eternità.


Dal punto di vista del musicista è una disciplina libera, dinamica, mutevole, permette all’individuo di esprimere al meglio il suo stato d’animo, senza freni e senza filtri.

La magnifica contraddizione esiste al momento in cui si vuole essere completamente liberi, si ha infatti la necessità di conoscere le rigide leggi imprescindibili che la compongono.


Come Harry Houdini, che per liberarsi da ogni situazione, doveva conoscere perfettamente il funzionamento di ogni manetta, ogni lucchetto, ogni catena.

Sono le catene di Houdini ad averlo reso libero, è stata la conoscenza di ciò che lo bloccava a fare di lui un maestro della fuga.


Personalmente soprattutto la Musica permette di avere un vuoto mentale tale da concentrarsi solo su quello che si sta facendo al momento, in funzione anche terapeutica.

E’ la migliore valvola di sfogo, permette di conoscere i propri stati d’animo con l’esaltazione di questi ed a volte crea anche una via di fuga in una dimensione totalmente individuale.

Permette di sognare e di proiettarsi in tempi lontani ed in tempi futuri, tempi che magari esistono solo nella propria testa.


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