Penso che il concetto di Utopia non sia di uguale interpretazione per chiunque ma è inteso in maniera personale ed originale, da tutti i pensatori presi in causa.
Questo aspetto rende la sua condizione di esistenza molto difficile da verificarsi nella società ed è proprio per la sua forma estremamente mutabile, la complicazione di applicarla appieno.
Senza particolari studi e ricerche, sono convinto che l’utopia si rispecchia nell’animo umano, riflettendo ciò che dovrebbe essere semplicemente giusto ed etico, per l’individuo, per la collettività e per i loro contesti naturali.
Associo volentieri il concetto utopico con la forma di pensiero Marxista, che ha sempre suscitato fascino per il suo coraggio e per i suoi contenuti.
Entrambe le forme di pensiero sono alla ricerca della rettitudine generale e sono a favore di una moralità che contraddistingue quasi sempre la gente comune, che vive in maniera succube e emarginata.
Non servono paroloni per capire un concetto vecchio secoli, così elastico e di facile intuito.
Per un interesse generale da chi di solito è sopraelevato nei nostri confronti, nella vetta della piramide sociale, si preferisce escluderla o eliminarla a priori.
Il motivo di questo è che può essere un’arma intelligibile molto pericolosa verso chi detiene il potere ed ha paura di perdere ogni cosa che eleva il suo stato sociale, perché Utopia, è un concetto che libera dai propri vincoli e dai propri freni, anche a livello noumenico oltre che nel piano fenomenico.
Questa per me è semplicemente giustizia, altruismo, filantropia ed una visione di collettività estesa oltre i propri confini, appoggiando ogni situazione che merita di essere sostenuta, senza ragionamenti celati d’interessi e di profitti secondari.
La realtà fenomenica dell’Utopia forse non è mai esistita, se non per casi unici e di breve tempo.
All’unanime non è quasi mai stata applicata.
La sua forma noumenica invece è in continua mutazione, e più è sostenuta e ragionata, meglio assume un’aspetto chiaro e tangibile nella testa del pensatore, che potrebbe e dovrebbe contaminare positivamente i punti di vista soggettivi e i solidi ideali che compongono la persona.
La più grande conseguenza della nascita dell’idea utopica, in maniera prettamente negativa, è la visione distopica del Mondo, che purtroppo è molto più concreta ed evidente ed accompagna la qualità delle nostre vite da ormai, penso io, circa un secolo.
La distopia è il significato utopico che agisce al contrario, ed è caratterizzato da un’assenza di libertà, di pace e di benessere comune, promuovendo l’emarginazione individuale e l’ignoranza collettiva, ipotizzata in un oscuro tempo futuro.
Ciò che possiamo apprendere dalla storia sociale umana è che, per un aspetto naturale, siamo spinti politicamente verso una realtà distopica, scartando i valori genuini e scontati che promuove la semplice ma inarrivabile Utopia, l’essere umano tende ad essere egoista, opportunista ed in costante competizione.
I motivi possono essere molteplici.
Siamo abituati a ragionare e valutare le situazioni che costellano le nostre vite con un indottrinamento individuale e competitivo, siamo abituati ad odiare ed a disprezzare, a valutare sbagliato ed arretrato ciò che da noi è semplicemente diverso e lontano.
Viviamo la vita seguendo l’idea di “cane mangia cane” o più anticamente definito “homo homini lupus”, che hanno come maggiore caratteristica, l’anti eticità umana che invece dovrebbe contraddistinguerci.
Sono fermamente convinto che le nostre abitudini, i nostri valori ed il nostro modo di pensare è stato plasmato ed indirettamente modellato a piacimento delle persone che hanno un tornaconto formato da potere e soldi, per allontanarci da una visione utopica ed altruista.
Queste sono le stesse persone che compongono la vetta della nostra piramide sociale, le stesse persone che sono lontane anni luce dal nostro modo di vivere e di ragionare.
Prendo in causa chi ha un tornaconto verso tutto ciò che è legato da una realtà distopica applicata.
Questa è la stessa gente che valuta me e te come merce e come profitto, come il numero di un algoritmo in mezzo a miliardi di numeri.
Siamo diventati un prodotto consumato, siamo diventati un oggetto commerciale da emarginare, controllare e prevedere.
L’unica soluzione, dovrebbe essere ri imparare a pensare, attuare una rivoluzione interiore, per poi promuovere la giustizia, o almeno l’idea personale di giustizia.
Orwell scrisse un libro visionario e profetico a mio avviso un capolavoro: il suo titolo è 1984.
Oltre a consigliare a chiunque la lettura di questo romanzo, invito a ragionare imparando dai concetti più importanti e da quello che viene espresso senza mezzi termini da questo genio senza tempo, perché un futuro non troppo lontano potrebbe essere molto simile a ciò che è raccontato ed i potenti potrebbero prendere ispirazione da questo romanzo.
Le caratteristiche fondamentali di questo mondo distopico sono, l’ignoranza collettiva, il dominio sulle vite comuni, plasmare le menti secondo una volontà superiore, l’assenza di libertà di parola, di stampa ed anche di pensiero.
Sono realtà apparentemente lontane ma avverto nella vita di tutti i giorni, quasi impercettibili cambiamenti che tendono ad avvicinarsi molto pazientemente verso qualcosa di così complesso da essere una vera e tangibile realtà distopica, a mio avviso irreversibile.
Per fare un esempio metaforico: Ponendo un minuscolo sasso alla volta, ci si ritrova nel corso tempo una possente barriera senza essercene nemmeno accorti.
I Potenti si devono assicurare i loro poteri distopici fino ad una fine indeterminata; una fine forse inarrivabile.
Tutti i mezzi di comunicazione e di informazione, nella Londra di Orwell, sono sottoposti ad una entità onnipresente e onnisciente, il Grande Fratello.
Il suo maggiore obbiettivo è quello di scovare e di fermare tutte quelle menti che hanno la necessità di avere un pensiero critico e personale, non accontentandosi di vivere come cavie da laboratorio o come animali chiusi in gabbia.
Non riferendomi al programma TV del Grande Fratello che più che essere distopico è semplicemente ironico e simpatico, sono molteplici se situazioni del libro equiparabili alle nostre.
La grande differenza sostanziale a mia opinione è che noi scegliamo di incrementare disinteressatamente un sistema che potrebbe portare con molte probabilità ad una situazione catastrofica ed irreversibile, mentre su 1984 si poteva essere solo vittime del proprio sistema, capace di eliminare ogni forma di libertà e di individualità approfittando della debolezza umana ed eliminando la più piccola speranza di cambiamento.